Scrivere è necessario. Vivere non è necessario
Fernando Pessoa
Ieri avrei voluto scrivere.
Non ricordo il tema. Neanche la linea che avrei voluto dargli. Non le pause. Niente sulla punteggiatura. Sul respiro coinvolto. Sul destinatario. Niente di niente ricordo.
Non ricordo altro che il bisogno avvertito e soffocato. Indistinto e non indirizzato.
Come quello omicida per i sociopatici. Senza bersaglio ma con l'intensità di chi ne ha uno.
Quel pensiero fisso e sotterraneo che senti respirare con un ritmo sincopato, una sotto-frequenza nello spettro auditivo. Un fischio infido impossibile da evitare. Interferenza.
L'ho ignorato. Accantonato ad aspettare il proprio turno. Impilato in fondo a stucchevoli, formali eventi di altra natura banale.
Prepararsi per uscire, sollevare i capelli sulla nuca, sistemare il risvolto della giacca, tormentare una ferita che in questo circolo vizioso tarda a rimarginarsi.
L'ho ignorato e l'ho perduto. E il bisogno inespresso si fa malanno. Si fa focolaio inascoltato.
Si fa sintomo o malattia in potenza.
Le parole sono un bisogno. Il bisogno si vendica. Sono qui per questo