mercoledì 8 ottobre 2014

Nella morsa


Vi siete accorti anche voi che alcuni confondono il conoscersi(vi) con un interrogatorio conoscitivo in linea con le più antiche modalità di interrogatorio di polizia di regime?

Non è solo roba da comunicazione diseguale. Non voglio ridurlo a questo. 
E' un massacro. 
Seguitemi, vi prego, lungo le mie riflessioni quotidiane. Oggi dedicate al piccolo viaggio nel padiglione Nuovi metodi di Tortura social.

Nuovi metodi con vecchie facce. E' inutile tentare nuove caratterizzazioni. Non saranno mai efficaci come quelle esistenti. Mai comunque così pregne di bellezza. Mai così limpide. 
Loro, quelli che " vi interrogano " ad esempio, mi ricordano immediatamente Esteban García, torchiatore de " La casa degli spiriti ".
A voi no? 
Se a questo punto vi siete riconosciuti nella parte del boia leggete ugualmente. 
Potrebbe esservi d'aiuto. 
Se invece siete ancora la vittima, state con me. Vi sono vicina. Vi presto voce. 

Vi riconoscete. In quella condizione filmica dell'interrogatorio.
Se chiudete gli occhi potete ricostruire chiaramente a memoria il suono della goccia dell'acqua cadere con il peso specifico del piombo sul lavabo lercio perso in una qualche zona d'ombra di questo seminterrato ammuffito. 
La luce al neon s'accende a scatti. E ronza come nelle scene horror più tensive. 

Loro sono lì. Vi girano intorno strisciando i piedi sul pavimento di piastrelle in cui si ammassano cicche di sigarette spente male. Un'eco carica di terrore che rimbalza sui muri incrostati. 
Il fumo vi arrossa gli occhi. Minuscole venuzze irrorano la vostra pupilla come foce a delta. 

Vi colpiscono allo stomaco, con quelle domande a raffica. Cliniche. Lapidarie. Vi piegate in due quando colpiscono i fianchi. 
Vi strizzano le carni fra le dita se impiegate più dei secondi suggeriti dal loro senso del tempo utile a digitare la risposta che vogliono da voi, sulla tastiera del pc.
Pc, mi dite?
Mi scuso: dimenticavo di dirvi che state conoscendo questi soggetti tramite social network. 


- Avete le unghie troppo lunghe? - 
No, perché ci mettete un'infinità a rispondere alle loro domande!  A questo punto io le mani me le sono guardate. 
Li ho immaginati lì che provano a strapparmele a forza. 
Lo avete fatto anche voi. Lo vedo. Nascondete le mani.


Comunque è colpa vostra. Nostra, anzi: non collaboriamo affatto. 
Qui hanno bisogno di informazioni:

Chi siete?
Cosa fate?
Cosa pensate?
Si ma dove lavorate?
Ma quanto cavolo ci mettete?
Ehi?
Ohhh???
Allora?????

Più di questo massacro mi stupisco di come non comprendano dal tono delle risposte alla Alba, ostaggio torturato e martoriato, che forse la modalità " aggressivo-compulsiva  a tratti sadica " non è poi un gran biglietto da visita. 

Esordire con un blocco di domande a raffica non è definita conversazione. 
In altri paesi rientra nelle modalità note come TORTURA. 

Ma purtroppo, pure avendo solo posto domande e senza aver detto alcuna cosa che riguarda loro, scommettiamo pure sul fatto che di cose, a loro carico, ne hanno detto molte. 
Tutte pessime. 

Nel giudizio sommario, a questo punto, oscillano fra lo pscicopatico e il sociopatico. Con punte di sadismo. Forse conclamato. Si. 
Non sono etichette carine da affibbiare  a qualcuno.

Piccoli Esteban, non so cosa vi sia accaduto finora. 
E' psichiatria spicciola - direbbe Will Graham - ogni tentativo d'immaginarlo. 
Ma vi prego, rivedetevi. Se potete.

Rileggete " La casa degli spiriti " fra una domanda e quella successiva.
Nel vostro bisogno compulsivo di eseguire autopsie nelle vite degli altri può divenire un placebo. Un modo per insegnarvi i limiti, temporali e di contenuto da utilizzare nella fase definita " conoscenza iniziale di un perfetto estraneo ". 

Date magari qualche indicazione su chi siete - a parte lo psicopatico venuto fuori finora - perché di norma si fa così. 
Comprendete bene, anche dalla mancanza di spazio lasciato all'interlocutore per porvi domande che ormai ha già perso interesse per voi.
Vuole solo difendersi. 
Vorrebbe, in verità, un tasto di rewind per tornare indietro e non accettarvi fra i propri contatti. Cosa che, grazie al cielo, è possibile. 

Ricordate, anche solo a scopo conoscitivo e perché mi piace proprio dirlo, che Esteban fa una brutta fine. 

Fino ad allora ricordate anche che al momento siete, nelle vite che avete appena incrociato, come mozziconi di sigarette incandescenti spente a forza sulla loro pelle. 
Per brevità, una piaga.
Buongiorno.