martedì 7 ottobre 2014

7 OTTOBRE



Le sue dita. 
Come quelle di un pianista immerso nella pioggia. 
Incurante del freddo che arrossa le nocche. 

Le girava veloci, intorno alla carta troppo spessa, rubata ad un mazzo di 40. Napoletane. 
Non ricordo di quale carta si trattasse. Non lo saprò mai.
Mentre costruiva mi domandò cosa mi sembrasse 
- Una barchetta - 
- Una barca. Certo. Per i giorni in cui andremo sul fiume -

Un silenzio brevissimo. Il tempo di serrare un angolo. 
Lo rigirò fra le dita e lo posò sulla mia testa.
Rimasi immobile, per evitare che cadesse. E alzai gli occhi per soppesare a senso l'immagine che ne veniva fuori. 
Lo guardò. 
- Una barca. Si. O un cappellino di carta. Come quello degli imbianchini. 
Per i giorni di pioggia -

Le cose che costruiamo non sono mai assolute. 
Una barca per attraversare la vita come si fa con il letto di un fiume. 
Guardando le sponde, ascoltando lo sciabordio sulle pietre lisce. Seguendo il guizzo dei girini. Il salto delle libellule. Le punte dei salici che si piegano a dissetarsi.

Un cappello. Da calarsi sugli occhi. Quando piove.
Se il corso del fiume è penoso. Se l'andare stanca. Se l'umidità fa stridere le ossa. 
Quando il freddo supera il piacere dell'andare. 

Me lo dicevi.
Che ogni cosa che guardiamo può essere barca. Per andare e vivere.
O un cappello per la pioggia. Che diventa rifugio silenzioso.
Una pausa dal mondo. Se il mondo fa troppo male.

Qui, da giorni Fiume e giorni Pioggia, tu sei sponda e salice. O silenzioso sorriso.
Buon compleanno, Pasquale