Mi chiedi sempre di te. E io di te parlo sempre.
Molto dopo e molto più che nel tempo in cui mi ascolti. Altre forme di spettatori silenziosi vengono ad ascoltarmi parlare di te.
I libri accatastati in un disordine scientifico, le punte arrotondate dei pastelli nel barattolo di latta. I fiori bianchi sulla mensola che domani saranno foglie. E questo soffitto basso che tiene tutto più vicino. Anche i pensieri dedicati a te non hanno tempo per farsi sospiro, per riempirsi di ossigeno, per vagare, per farsi lievi.
Mi restano schiacciati al petto. Sono pressione sulle labbra.
Mi chiedi sempre di te. E io di te sempre parlo. La tua anima è il mare ritratto durante la tempesta.
Sono l'artista che cambia il colore alle onde; blu e nero come i miei capelli che ricadono piombati a quinte da palcoscenico ai lati dei tuoi occhi mentre ti guardo fisso.
Sono lo spettatore. Graffiato, impaurito e muto. Scosso da raffiche di vento gelato.
Sono la scogliera. Che fa muro al muro. Che aspetta un colpo e lo restituisce.Non cedo né conquisto.
La tua anima è il mare ritratto durante la tempesta.
Io posso essere l'artista folle che cambia ogni giorno il tono o l'impeto delle tue onde. Io posso essere lo spettatore arreso, vinto, spezzato dal tuo inverno. Io posso essere la scogliera fiera, il muro immobile d'orgoglio che non concede né ottiene.
Io so chi sono. Mentre mi chiedi di te. E qui non c'è rumore.
Sei mare in tempesta. Tempesta per la scogliera. Per l'artista. Per lo spettatore.
Io sono sul fondo di te. Dove non c'è rumore. Dove mi guardi fisso. E non sento più il mondo.
I miei capelli - blu e e nero - sipari lungo le tue tempie. Tu mi fissi. Sei tutto il mondo.