martedì 14 dicembre 2010

L'amore ai tempi del " Post/Ridicolismo "

Sarebbe bastato un sentimento tanto primitivo e semplice come l'amore, ma quella fu l'unica cosa che non venne in mente a nessuno
                                                   (G.G.Marquez, Cent'anni di Solitudine)

Il tempo non da tempo a quelli come me. 
Neanche di sperare in una cenere ostinata e grossa. Di quelle che, si sa, restano in una scia polverosa sui mattoni di cotto bruciati da lungo accendere di fuochi. 
Sarà che la cenere, quando si fa sottile è peggiore, perché viene da un fuoco troppo impetuoso. E' traccia di un incendio. Che non lascia altro che ossature vuote di cose un tempo piene. 
Incurante del tempo. Interessato soltanto all'intensità. 

Le parole d'amore, lo dice Alvaro De Campos ( pseudonimo dell'immortale Fernando Pessoa) spesso fanno ridere. Lettere d'amore
Gli innamorati e i poeti sanno di sembrare ridicoli eppure scrivono lettere d'amore, col rischio di dare definitiva conferma della loro follia. I primi cercano tutte le parole più belle che conoscono. 
Scrivono, cancellano, strappano fogli, accumulano carta sul pavimento. Mangiucchiano i tappi delle loro penne che spesso si bloccano, si fanno insicure nei tratti. 'Che non è facile capirsi. Meno che mai capirsi quando i segni ti dicono che sei innamorato. Siamo condannati per una processo indiziario. Quando mai l'amore ti offre prove indiscutibili? Eppure la pena è certa. La pena è assicurata. E sempre, sempre si dipinge coi tratti del fine pena mai. 
Sarò pieno di farfalle nello stomaco per sempre. Fosse, quel sempre, della durata di un giorno solo. 

I poeti sono come gli innamorati. Ma loro no si siedono a riavvolgere la matassa amorosa attorno al bandolo del pennino. E' questione di tempo. E' questione di incendio. 
Una scintilla. Raggiungono in fretta un foglio, nel bel mezzo della notte o di un caffè con pasticcini, perché l'amore è lì, nelle parole che scorrono come un'epistassi linguistica. Non la puoi fermare: un foglio, datemi un foglio per tamponare questo inchiostro simpatico che mi esce dal centro esatto del petto...

E scusa se ho lasciato le tue mani ma io dovevo scrivere, scrivere di te 

L'ispirazione non dà preavvisi (G.G.Marquez). Parla di lei. Dice di lui. Con che parole, con quale esatta corrispondenza con la realtà. 
Non so farlo. Ma se riesco ad essere ridicola, mentre scrivo, avrò già vinto. 

Cosa importa, cosa può importare, se una parte del mondo ride? Cosa importa se le labbra di chi guarda, un tantino intimorito, si fanno beffarde o se il petto si muove per gli scossoni di una risata fin troppo carica. Cosa si può perdere, infatti, nell'apparire ridicoli? E cos'è, secondo quelli che ridono, il ridicolo?

Ridicolo è chi sa trovare le parole per parlare di un battito? Ridicolo è chi scrive un termine completamente nuovo, inventato, immaginato, per parlare degli occhi di lei, della linea inarcata della schiena di lui? Ridicolo è chi sa dirlo, con le parole e quasi arriva a superarlo in intensità, cos'è l'amore, quello carnale, quello che mescola gli umori, che scioglie e intreccia le dita, che si assegna un ritmo e lo persegue, lo ripete, lo duplica su se stesso?

Ridicolo è tutto questo? 
Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia, non c'è niente di più semplice. Ci sono solo due date – quella della mia nascita e quella della mia morte. Tutti i giorni fra l'una e l'altra sono miei  (F. Pessoa, 1914)
                                                                                                                                                                                                        E se lo trovate ridicolo, vi siete mai fermati a pensare che niente di quello che pensate li tocca?
Che innamorati e poeti continueranno a scrivere, con le dita impiastricciate o infreddolite dal battere sui tasti di un pc?
Che Pessoa si tiene stretto i giorni, per poter seguire quel battito, rileggere ad occhi chiusi quella sensazione che fa la carne di un altro quando diventa tua? Quando la tua carne diventa di un altro?
Non ci siete. Non lo sapete. Non lo saprete mai. Questo si. E' divertente. Siete ridicoli. 

Decine di pseudonimi costruiti per parlare di farfalle nello stomaco. Quelle farfalle che voi avete avuto, un tempo, e che avete dimenticato. O forse avete soffocato. Con una risata. 

Il tempo non da tempo a quelli come me. E ne sono felice. 
L'amore, al tempo del " post/ridicolismo " è ancora amore. Il ridicolo, invece non è più di moda. 
Io non avrò tempo ma ci saranno decine di lettere d'amore a parlare di me. 
Le ho scritte io e non smetterò. 


Perché le lettere d'amore faranno anche ridere. Ma non c'è niente da ridere quando non sai scriverle